07/02/2009 23:26


Per Eluana

Povera Eluana. Non le sono bastati diciassette anni di calvario per guadagnarsi il diritto di decidere almeno come morire, dopo che un tragico destino le ha impedito di decidere come vivere. Grande è il cinismo di coloro che vorrebbero negarle questo diritto, e che certamente le negherebbero esequie religiose se tale volontà fosse pronunciata dalla viva voce di Eluana stessa. Così come le negarono a Piergiorgio Welby, ma non al generale Augusto Pinochet, perché tutto può essere perdonato fuorché il mettere in discussione i loro dogmi. Qualcuno infinitamente più autorevole del sottoscritto li avrebbe forse definiti "sepolcri imbiancati".

Oggi iniziano ad uccidere Eluana, fermiamoli!, recitava ieri il titolo in prima pagina di un certo giornale, non certo noto per le sue posizioni di imparzialità. Quell' "iniziano ad uccidere", evidentemente riferito al fatto che l'unico modo legale per dare corso al desiderio di Eluana è quello di sospenderne l'alimentazione, è oggi l'unico mezzo proprio per colpa dell'opposizione ideologica di una certa parte politica rispetto alla legalizzazione di modi più dignitosi e rapidi per liberare quella povera ragazza dalla sua condizione e permetterle finalmente di volare verso quel Cielo che le è stato così a lungo negato, ancorché per amorevole ostinazione.

La Vita va difesa, ma non si può venire obbligati a vivere ad ogni costo. La decisione spetta solo e soltanto ad Eluana, come spettava solo e soltanto a Piergiorgio Welby, e nell'impossibilità della diretta interessata di esercitare tale sacrosanto diritto il compito di scegliere secondo coscienza spetta solo e soltanto alla sua famiglia.

Non condanno chi in sincera buona fede si dichiara contrario al porre termine, foss'anche dopo diciassette anni, alla non-vita di Eluana, né ritengo che un simile argomento possa essere liquidato in modo sbrigativo. Io stesso non so come mi comporterei di fronte ad una scelta di questo genere. Condanno però coloro che con arroganza pretendono di imporre la propria contrarietà con ogni mezzo, incluso l'esercizio di una pressione ideologica senza precedenti su un governo che personalmente ritenevo laico, e che invece si è rivelato terribilmente vulnerabile alle componenti più confessionali della nostra società, al punto da voler intervenire nella vicenda addirittura con un decreto.

E mi chiedo come possa il capo di questo governo fare appello alla deontologia dei medici affinché questi non sospendano il cibo ad Eluana, dopo che il medesimo governo ha appena approvato una norma che vorrebbe incoraggiare i medici stessi a tradire la propria vocazione denunciando gli immigrati irregolari che si rivolgono alle loro cure. Due pesi e due misure.

Fortunatamente, ed anche all'interno dello stesso governo, vi sono anche esponenti politici che oppongono al clamore ipocrita di certuni un assai più umile e dignitoso silenzio, e che rimettono ogni altra valutazione al giudizio di Dio anziché a quello di coloro che si arrogano il ruolo di suoi portavoce su questa Terra, vestano essi la tonaca o il turbante.

Una scelta di fede dovrebbe venire proposta con la forza dell'esempio e della testimonianza, e non imposta con la forza della legge o con quella della paura. Diversamente quegli stati che prevedono la pena capitale per blasfemia, così come coloro che giungono al gesto estremo di immolarsi in nome della propria idea di Dio a suon di bombe trascinando con sé il maggior numero possibile di "infedeli", dovrebbero essere considerati esempi da imitare e non emissari del Demonio da censurare. Gesù Cristo vinse facendosi crocifiggere, non crocifiggendo gli altri.

Non sempre mi sono trovato in accordo con l'attuale Presidente della Repubblica, ma in questo frangente ho apprezzato la sua coerenza istituzionale ed il suo senso della laicità dello Stato. Ad egli va quindi il mio sincero plauso, ed il suo auspicio di poter contare sulla comprensione dei cittadini, almeno per quanto mi riguarda, non rimarrà inascoltato.

E non posso non concludere con un pensiero rivolto a Beppino Englaro, il papà di Eluana, che ha deciso di portare avanti questa battaglia di civiltà e di diritto a dispetto dell'odiosa campagna di delegittimazione di cui è oggetto. Avrebbe potuto prendere la solita scorciatoia che prendono in tanti, un viaggio in Olanda e tutto si risolveva, rapidamente e senza clamori. Invece quest'uomo, il cui dolore può essere compreso appieno solo da chi è padre o madre, ha ritenuto che se c'era ancora una sola cosa che Eluana poteva fare in questa vita era il combattere fino alla fine la sua battaglia, in nome dei tanti come lei ai quali viene negata anche quell'ultima libertà.

Aggiornamento del 21/7/2011: e nei casi come questi come la mettiamo? Come mai la Chiesa non si pronuncia? Forse che questa non è eutanasia? E l'ipocrita ed incostituzionale legge sul fine vita cosa prevede in tali situazioni?

Aggiornamento del 1/9/2012: fortunatamente ci sono anche uomini di Chiesa come il cardinal Martini, che sono innanzitutto uomini, e poi di Chiesa.

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