MAGGIO 2023

Finalmente più dinamico

1-2: Avvio perturbato su tutta Italia

Maggio incomincia con il piede giusto: il primo del mese abbondanti precipitazioni vanno ad alleviare la sete del Piemonte occidentale, e dalla sera medesima la ritornante del vortice di bassa pressione con perno sul Mar TIrreno risale tutta la Penisola, riversando piogge torrenziali sull'Emilia-Romagna centro-orientale, dove si accumulano anche 100 mm, localmente anche in pianura. Qui piove ad intensità moderatissima e in maniera intermittente per circa 24 ore, ma già dalle prime colline si registrano accumuli di tutto rispetto. Insomma, un toccasana per le falde del nord Italia, sfiancato da due anni di siccità. Nelle zone colorate di rosso sono caduti almeno 100 litri su metro quadro!

3-8: Intermezzo anticiclonico

Le precipitazioni eccezionali abbattutesi su alcune province della nostra regione hanno causato purtroppo anche molti danni. Fortunatamente, un promontorio anticiclonico prova a frapporsi al treno di minimi depressionari che sta per abbattersi sul Mare Nostrum, regalando un po' di tregua. Il 5 maggio infrangiamo la soglia dei +25°C per la prima volta nel 2023, ed il 6 maggio raggiungiamo addirittura i +27,8°C, con alcune zone di pianura che sfiorano i primi 30 gradi. Già dal 7 maggio, una flessione dei geopotenziali a partire dalle quote superiori, a causa del transito di un cavo d'onda in arrivo da ovest, si accendono focolai di instabilità diurna, ed un primo importante temporale coinvolge l'alta Val Tidone, evolvendo poi verso le pianure più orientali della provincia. I cieli spesso sporcati da nubi cumuliformi sono la sentinella di un cedimento barico, il quale si concretizzerà nei giorni immediatamente seguenti.

Avvio dell'ultimo mese di primavera

Piumini

9-20: Tempo spiccatamente instabile e perturbato, alluvione in Romagna

Tra il 9 e il 10 maggio, una saccatura si allunga dall'Atlantico verso la Francia, aprendo un varco a numerosi impulsi instabili. Cadono 22,9 mm, con coinvolgimento ancora una volta maggiore della fascia prealpina lombarda e, soprattutto, delle province centro-orientali della nostra regione. Il 12 la vasta circolazione depressionaria abbraccia tutta Europa, e sul tutto il nord Italia fioriscono focolai temporaleschi che apportano un po' ovunque accumuli rilevanti, con effetti visibili sulle portate dei corsi d'acqua. Nel tardo pomeriggio, un grosso temporale si abbatte su Piacenza, con grandine di medie dimensioni su alcuni quartieri della città e accumuli superiori a 30 mm in mezz'ora. Il giorno seguente, un altro sistema temporalesco coinvolge la provincia, lasciandoci questa volta pressochè all'asciutto. Tra il 16 e il 17, un'altro vortice depressionario coinvolge pesantemente la Romagna, con nuove ed abbondantissime precipitazioni che causano altri danni e purtroppo anche diverse vittime. Da noi quasi non piove; soltanto dal 19 e soprattutto il 20 maggio si osservano fenomeni con una cumulata consistente, ma il grosso interessa il Piemonte, dando vita ad un importante piena del Po, il quale quadruplica la propria portata, pur senza oltrepassare le soglie di allerta.

Suggestiva shelf-cloud a Pavia

La skyline castellana

L'essenza di maggio...

...papaveri e temporali

21-31: Terza decade più stabile e calda

L'ultima decina del mese mostra i sintomi di un'estate che incomincia ad ingranare la marcia: eventuali disturbi non sono più legati al transito di strutturate perturbazioni primaverili, quanto piuttosto al consueto ciclo radiativo diurno che produce instabilità convettiva, a carico prevalentemente delle zone prealpine e delle pianure lombarde e piemontesi, che correggono i propri accumuli già ben oltre quota 100 mm mensili. Il grande anticiclone insediatosi sulle isole britanniche non schioda, e questo favorisce la persistenza di blande correnti da nord-est, associate a temperature nella norma in quota. Il leggero surplus in pianura è essenzialmente dovuto alle temperature minime, che risentono dei frequenti annuvolamenti, mentre le massime rientrano nei valori tipici del periodo, sebbene le condizioni siano afose. Nulla da segnalare pertanto, se non l'instabilità più marcata del giorno 24 e i +30,1°C raggiunti, un po' a sorpresa, il 23 del mese.

L'invaso di Trebecco pieno al 30-40% della sua capacità massima


Bilancio

Maggio è stato un mese decisamente movimentato, che ha avuto il merito di porre fine ad una delle più lunghe parentesi siccitose della storia recente. Purtroppo, per alcuni il ritorno della pioggia non è stato una festa: la Romagna, infatti, aveva già colmato il deficit con importanti precipitazioni (anche nevose) da stau durante la seconda parte dell'inverno, ma lì maggio ha concentrato tutte le proprie energie portando accumuli 4 volte superiori a quelli registrati sul Piacentino. Durante il mese si sono susseguite 4 fasi, ben evidenziate da un profilo termico altalenante. Il mese si è aperto con la perturbazione responsabile dei primi disagi in regione, seguita da una parentesi anticiclonica e piuttosto calda, ma di effimera durata: con la seconda decade, infatti, ha preso il via una fase di reiterato maltempo, perlopiù disorganizzato e a carattere temporalesco, ma con una nuova importante cumulata pluviometrica che ha causato il disastro in Romagna. Con la terza decade è cambiato di nuovo tutto, e le temperature sono schizzate su valori quasi estivi, facendoci assaporare i primi +30°C, sebbene in un contesto di non completa stabilità. Questi repentini cambiamenti del tempo hanno permesso anche da noi un accumulo finalmente in linea con le attese (81,0 mm, un buon accumulo per un mese già di suo molto piovoso), ed anche le temperature hanno oscillato attorno ai valori tipici del periodo, facendo chiudere il mese, con una media di +18,00°C, a soli +0,10°C dalla norma, un'inezia. Accumuli pluviometrici quasi ovunque superiori a 100 millimetri sul resto d'Italia, e finalmente pure in Piemonte. Il Po recupera un buono stato di salute, e con esso anche il titolo di "Grande fiume" pare calzargli meglio. Gli estremi di temperatura, registrati il 5 e il 23 maggio, sono di +8,9°C e +30,1°C, si contano 10 giorni con pioggia (12 considerando anche quelli con precipitazioni esigue) di cui 2 temporali, e perfino un giorno di nebbia (il 15).

Temperature medie (°C) Prp (mm)
+12,97 +23,40 +18,00 81,0

Alluvione in Romagna

Tra il 16 ed il 17, un nuovo afflusso di aria fresca scava un minimo di bassa pressione sull'Italia meridionale, il quale piega le correnti secondo la curvatura ciclonica. Lungo la linea di convergenza fra la Bora (più fresca) e lo Scirocco (caldo e umido) si crea una corposa perturbazione, la quale investe le province orientali della nostra regione, dove, grazie al contributo dell'effetto stau indotto dall'Appennino, per 36-48 ore insistono precipitazioni eccezionali. Da Bologna a Rimini a Ferrara cadono in media 100-150 millimetri di pioggia dai monti al piano, ovverosia 150 litri su metro quadrato. I corsi d'acqua, già provati dalla recente perturbazione eccezionale di inizio maggio, non riescono a smaltire il quantitativo di pioggia, e così finiscono sott'acqua interi quartieri con danni incalcolabili all'agricoltura, alle infrastrutture e alla popolazione. In questo scenario, che probabilmente supera per gravità l'alluvione del Polesine del 1956, esondano 14 corsi d'acqua e si verificano oltre 100 frane/smottamenti.

A pagarne il prezzo maggiore sono Bologna, Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, e tutti i paesi minori posti ai piedi delle colline lungo la via Emilia, dove campi e strade si trasformano in laghi di fango, con l'acqua che arriva al primo piano costringendo i soccorritori a muoversi con le moto d'acqua e i canotti. Solo Ferrara e Ravenna la scampano, la prima salvata dal Cavo Napoleonico, mentre la seconda da un argine improvvisato alle porte della città. I giorni che seguono vedono i romagnoli impegnati a recuperare il salvabile, quel poco che è sopravvissuto all'impeto inaudito delle acque, strazianti immagini di persone che spalano il fango con una forza di volontà difficile da credere. Così, il maggio che si era fregiato del merito di aver interrotto la siccità, si è trasformato per molte persone in un inferno per colpa di due configurazioni pressochè analoghe che, in totale, hanno apportato oltre 300 millimetri di pioggia su 4 intere province.

Varie foto satellitari a una settimana dal disastro

Cesena e il fiume savio

Ben visibili i campi ricoperti di fango

Fiume Lamone a Faenza, strade imbiancate

Castel Bolognese

Dopo più di una settimana...

...c'è ancora acqua da smaltire

Le foci sul litorale romagnolo


Commento sulla primavera meteorologica 2023 (1 marzo - 31 maggio 2023)

Dopo un inverno trascorso in sordina per colpa di una forte anomalia termica positiva, la primavera ha lentamente smorzato le anomalie. Il pattern mite e secco che ha contraddistino i mesi precedenti è stato gradualmente stravolto, in favore di una sempre maggiore dinamicità. In virtù di ciò, marzo è risultato il più anomalo, chiudendo con soli 15,9 mm accumulati e un surplus termico di +1,78°C. Ha fatto seguito un aprile a due facce, entrambe asciutte, intervallate da una consistente perturbazione: la prima fase ha visto il dominio di una circolazione simil-invernale, culminata con quel -3,0°C (inferiore alla minima di marzo) registrato all'alba del 6 e con le importanti nevicate in montagna, mentre la seconda frazione è trascorsa sotto il dominio di correnti mite occidentali che hanno arrecato un po' di instabilità e portato anche una sensibile ripresa delle temperature che ha compensato il freddo dei giorni precedenti. A maggio si è osservato il più radicale cambio di circolazione, con un'entrata in campo decisa delle basse pressioni atlantiche, e con una profonda lacuna barica che ha persistito sul Mediterraneo per la maggior parte del mese: questo si è tradotto in forti, frequente ed abbondanti precipitazioni, purtroppo anche alluvionali in Romagna, con il ripristino dei livelli idrometrici fluviali dei principali corsi d'acqua padani. La stagione ha fatto registrare un'anomalia complessiva di +0,75°C (media di +13,75°C). Scarse le precipitazioni, soltanto 127,2 mm, distribuite su 23 giorni, dei quali 15 con accumulo >=1 mm. Allargando lo sguardo alle Alpi, la situazione sembra essere migliorata rispetto allo scorso inverno, e pure rispetto ad un anno fa. Che sia responsabilità del cambio di segno dell'ENSO sul pacifico equatoriale? Domanda, questa, da cento milioni.

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