APRILE 2023

Poco piovoso

1-9: Freddi venti da est

L'avvio è molto simile a quello dei precedenti 3 mesi di aprile: una circolazione invernale si instaura a seguito di un affondo depressionario sul Mediterraneo centrale, supportato da un espansione anticiclonica in direzione delle isole britanniche, e così dal 2 aprile si scende ampiamente in negativo alla quota isobarica di 850 hPa (1400 mt circa). Per diversi giorni spirano intensi venti di Bora, e, nelle zone riparate dal vento, si registrano forti gelate nei giorni 5 e 6 aprile, con notevoli danni all'agricoltura. Le zone più affette dal gelo tardivo risultano essere le campagne faentine, il ferrarese, il modenese e la bassa reggiana, dove si raggiungono punte minime di -4/-5°C. Da noi, grazie all'amplificazione del vento da est dovuta alla nostra strettoia padana, mercoledì 5 si sfiora lo zero (+0,2°C), ma la notte seguente l'attenuazione delle raffiche lascia più spazio alle inversioni, che permettono un corposo tracollo che fa registrare -3,0°C alle 7:03 del 6 aprile, un valore che, ricordo, durante lo scorso inverno non è stato raggiunto fino al 21 di gennaio. Il giorno dopo si registra una nuova debole gelata, poi una perturbazione fiacca arreca qualche fenomeno quasi ad esclusione della fascia appenninica, con quota neve fino a 800 mt e una discreta imbiancata sui monti Penice, Lesima e Alfeo.

Ovviamente, l'azione combinata della ventilazione (per 7 giorni su 9 con raffiche superiori a 30 km/h) che ha ulteriormente inaridito i suoli e abbattuto i tassi di umidità e delle intense gelate che per il quarto anno consecutivo si sono manifestate in aprile stanno inficiando la produzione agricola. Il tutto condito dalla ormai cronica siccità. Ecco, a tal proposito, come si presentano i corsi d'acqua all'inizio del secondo mese di primavera...qui un confronto di alcuni tratti del fiume Po tra aprile 2023 e l'avvio di aprile 2021:

Confluenza tra Po e Ticino

Meandri tra piacentino e lodigiano

Isola Serafini

10-13: Prime piogge a sfondo temporalesco

Con l'avvio della seconda decade, dall'Atlantico si affaccia una vasta area depressionaria che attiva un richiamo di aria temperata che, nel giro di pochi giorni, scalza il freddo depositatosi a seguito dell'avvezione continentale. Mercoledì 12 i primi fenomeni incominciano a interessare in forma disorganizzata tutto il nord-ovest, ma il dì seguente l'afflusso di aria fredda si scava un minimo di pressione relativo sul golfo ligure, il quale rallenta l'evoluzione verso levante della fenomenologia e la accentua contribuendo con aria mite da sud. Lungo la linea di contrasto tra le diverse masse d'aria si sviluppano diverse linee a carattere pseudo-convettivo che si concentrano tra Lombardia ed Emilia occidentale, e nel primo pomeriggio un forte acquazzone accompagnato da qualche timido tuono riversa diversi millimetri di preziosa pioggia. Il passaggio si conclude con un'ultima debole innaffiata concessa dalla ritornante occlusa del minimo di bassa pressione. Il bilancio è soddisfacente: 15-20 cm di neve fresca su Alpi e Appennino pavese e piacentino (con accumuli fino a 800 metri), almeno 20-30 mm di precipitazione su tutta la Lombardia e parte della nostra regione.

14-30: Graduale rialzo termico

A seguito della manovra depressionaria, l'anticiclone si eleva di latitudine ponendo i propri massimi a ridosso della penisola scandinava. La sua eccessiva risalita verso nord lascia spazio alla retrogressione di una goccia fredda che transita appena al di là dell'arco alpino, tentando di agganciare il treno perturbato inchiodato alle porte del continente. L'aggancio riesce, ma l'effetto è effimero, e l'unico risultato è un secondo passaggio della medesima goccia fredda sopra le nostre teste dopo aver ripreso a muoversi in senso zonale. La conseguenza di questa dinamica è la reiterazione di blande correnti miti meridionali sull'Italia, con un graduale rialzo termico ma con qualche disturbo annesso. A fronte di minime attorno ai +10°C e massime sui +20°C, infatti, si hanno frequenti temporali sui rilievi, ma talora anche in pianura, sebbene a supporto della falla in quota non vi sia una corrispondente depressione al suolo. Giovedì 20, con il primo transito (quello retrogrado) si hanno temporali con accumuli ingenti sulle Prealpi di nord-ovest, mentre esigui sono risultati a sud del Po; nella notte di lunedì 24, grazie al secondo passaggio (quello da ovest) si sviluppa una linea di fenomeni convettivi che riversa qualche millimetro di pioggia da ovest verso est su quasi tutta la pianura. L'ultima settimana osserva un rialzo termico dovuto all'espansione dell'anticiclone nord-africano, il quale porta un'ondata di caldo eccezionale sulla penisola iberica, dove viene avvicinato il primato di aprile con temperature prossime ai +40°C. L'Italia resta ai margini, specie il nord, dove si assiste comunque a valori minimi notturni via via più elevati, mentre le massime, complice la nuvolosità, non superano i +25°C, se non in qualche area circoscritta. Gli ultimi giorni sono stati comunque determinanti nel compensare il sottomedia termico accumulato nel corso della prima parte del mese, ed il 30 aprile sfuma la grande occasione piovosa fiutata dai modelli fino alle soglie dell'evento.


Bilancio

Anche aprile se ne va in sordina, praticamente senza colpo ferire sul fronte delle piogge. Una sola occasione a metà mese aveva lasciato sperare nell'avvio di un trend finalmente più piovoso, invece è stato solo un fuoco di paglia, su cui l'anticiclone ha prontamente fatto calare il sipario. Preso nel suo insieme, questo mese non si è discostato dalla tendenza tracciata dagli ultimi mesi di aprile: fino a qualche anno fa, infatti, aprile aveva proprie anomalie nell'ordine di +2/+3°C, con precoci ondate di caldo che erano diventate una certezza; ma dal 2019 si è osservata un'inversione di rotta, che hanno visto il mese centrale della primavera portare a termine il lavoro incompiuto dell'inverno. Ed anche quest'anno, se non fosse stato per gli ultimi (caldi) giorni, la storia si sarebbe ripetuta. Durante la prima decade sono infatti occorse ben 2 gelate, ma qua e là per la Pianura Padana ne sono state contate anche di più, grazie all'ondata di freddo della prima decade del mese. Le gelate tardive rientrano nella normale variabilità meteorologica del mese di aprile, tuttavia si era assistito ad una quasi totale scomparsa di queste negli ultimi due decenni, ed il fatto che esse costituiscano un danno alla vegetazione è per lo più dovuto al fatto che il trend termico al ribasso di questo mese non viene rispecchiato anche da parte dei mesi invernali, i quali invece, risultando sempre più miti, favoriscono le fioriture anticipate. Ricapitolando, il mese si chiude con soli 30,3 mm di pioggia accumulata, mentre l'anomalia ammonta a +0,35°C (temperatura media di +12,95°C, riferimento storico a +12,60°C). Gli estremi sono occorsi nei giorni 6 e 24, rispettivamente di -3,0°C e +24,6°C.

Temperature medie (°C) Prp (mm)
+5,68 +19,70 +12,95 30,3

Qui l'andamento di aprile negli ultimi decenni, rilevazioni ad opera di Giuliano Rasparini

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