FEBBRAIO 2023

Altalena termica in un contesto asciutto

1-4: Mite ventilazione favonica

L'ultimo mese dell'inverno 2022/2023 si apre con una rimonta anticiclonica da ovest che, in contrasto con le correnti polari in discesa sui Balcani, ha dato luogo a frequenti fenomeni favonici, talora propriamente di foehn alpino, come nel caso di sabato 4, quando sul nord-ovest sono stati diffusamente superati i +20°C (ben +20,8°C registrati presso questo punto di rilevamento), con raffiche di vento da nord e tassi di umidità relativa bassissimi. Poche decine di chilometri più a est, la scarsa influenza di questa ventilazione ha determinato la persistenza di nebbie notturne e inversioni, con massime che di conseguenza si sono attestate ben 10°C al di sotto rispetto a quelli qua riscontrati. Dalla sera, tuttavia, un rientro da est ha esteso il raffreddamento (e la nebbia) anche alle regioni occidentali.

Il tramonto del 3 febbraio da CSG

A Pavia

5-10: Intensa ondata di freddo

Mentre la circolazione gelida principale interessa l'area balcanica, una modesta goccia fredda in discesa lungo il suo bordo occidentale intraprende la rotta della Spagna, andando ad approfondirsi e rallentando così l'evoluzione verso sud-est del serbatoio gelido. L'azione operata da questo vortice isolato, unitamente al contributo dell'anticiclone che, in balia di velocità zonali ancora troppo elevate, si piega verso est-nord-est, inizia a richiamare aria fredda dai quadrani orientali. Come detto poc'anzi, l'impeto del getto subpolare, testimoniato da indici NAO e AO su valori ampiamente positivi, non lascia spazio ad una corposa retrogressione continentale, evento solitamente associato a un VP debole e ad un'inversione delle velocità zonali, quanto piuttosto ad una sterile circolazione secondaria, non foriera di precipitazioni (se non in quelle zone che beneficiano dell'effetto Adriatic-Snow-Effect). L'impianto, seppur debole, regge per qualche giorno, consentendo una persistente ventilazione di bora associata all'ingresso sulla verticale del nord Italia di due minimi in quota, con corrispondente componente molto fredda al suolo (per la natura pellicolare della massa d'aria che, comprimendosi per la minor temperatura e quindi per la maggiore densità, lascia una lacuna barica in quota). Prima il 7 e poi il 9, a 850 hPa si inserisce in area padana l'isoterma di -10°C, ma la calma di vento si raggiunge nei giorni 8 e 10, quando si registrano, rispettivamente, -6,6°C e -6,8°C, con picchi diffusi di -8/-9°C lungo ampi tratti di pianura. Da venerdì 10 si fa spazio una pronta rimonta anticiclonica che, a partire dalle quote superiori, cancella ogni traccia dell'ondata di freddo, mentre nei bassi strati persistono le inversioni ancora per qualche giorno.

11-21: Tra notti di gelo e giornate primaverili

Al seguito della sterile ondata di freddo della prima decade, l'Europa viene nuovamente coinvolta da una rimonta anticiclonica da ovest, con rapido rialzo termico in quota. In pianura, l'aria fredda e pesante non molla la presa, e grazie ai cieli completamente sereni e alla calma di vento dovuta all'anticiclone, a fronte di pomeriggi via via più miti per l'avanzamento stagionale, di notte si verificano ancora intense gelate.

22-25: Tra notti di gelo e giornate primaverili

Con l'inizio della terza e ultima decade di febbraio, un affondo diretto alla Spagna con asse leggermente retrogrado attiva un richiamo di masse d'aria molto miti dal nord Africa, condite da grandi quantità di polveri desertiche in sospensione. Al nord manca l'appuntamento un'altra ghiotta occasione per osservare le precipitazioni, e l'afflusso meridionale si risolve con una sterile nuvolaglia che scalda un po' le minime, portandole al di sopra dello zero.

26-28: Sussulto dell'inverno

Il ruolo di tale vortice isolato diventa però ben più importante, quando, verso fine mese, un impulso artico-continentale in discesa verso l'Europa dell'est, viene agganciato dalla suddetta area depressionaria, rallentando la sua evoluzione verso levante e concedendo di conseguenza un coinvolgimento piuttosto marcato anche del nord Italia. Nelle prime ore di domenica 26 febbraio forti raffiche di Bora (fino a 52 km/h qui e fino a 100 km/h in Oltrepò) incominciano a sferzare la Pianura Padana e i rilievi, accompagnate da qualche debole fenomeno. Da mezzogiorno alcune precipitazioni in risalita dall'Emilia orientale si estendono al nostro appennino, e dal tardo pomeriggio inizia a piovere con più convinzione anche in pianura, con qualche splatter tra la pioggia e temperatura stabile sui +3°C. Nella notte seguente, a beneficiare delle precipitazioni sono esclusivamente le zone soggette a stau, e viene concessa una spolverata dai 250 metri e almeno 5 cm dai 400 metri.

La bufera di neve del 26 febbraio in alta Val Tidone

Neve ventata

Verso Cicogni


Bilancio

Nemmeno febbraio ha saputo regalarci condizioni invernali: il freddo, come se fosse fuori stagione, si è visto solo a sprazzi, per di più non condito da precipitazioni rilevanti. Dopo quell'incredibile massima di +20,8°C raggiunta grazie a Favonio e alta pressione, il mese sembrava aver ripreso, almeno sotto il profilo termico, i binari dell'inverno, ma successivamente, per colpa anche della frequente ventilazione della prima decade che ha asciugato i suoli in superficie, abbiamo assaporato nuovamente condizioni anomale, con la soglia di +15°C raggiunta e superata agevolmente più volte. A fine mese, peraltro, è arrivata pure la beffa: i modelli, che finalmente proponevano all'unisono un provvidenziale ripristino di condizioni perturbate, si sono rimangiati tutto non una, bensì due volte, e quel poco che è caduto dal cielo è stato più merito dell'effetto stau che della circolazione depressionaria in sè. Riassumendo, le condizioni asciutte e ventose hanno essiccato le superfici, riducendo così la quantità di calore latente di evaporazione che il Sole avrebbe dovuto impiegare per far evaporare l'umidità, e di conseguenza tutta l'energia di una radiazione oramai potente ha scaldato i suoli, provocando un costante surplus termico nei valori diurni, unici responsabili di una notevole anomalia mensile che ammonta a +1,92°C (media del mese di +5,42°C). Le precipitazioni hanno latitato per tutto il mese, presentandosi solo in forma molto modesta sul finire, per un totale di 7,6 mm. La nebbia si presenta solo in 4 occasioni, mentre finalmente si conta un numero di gelate (18) sufficiente per mandare in negativo la media delle minime (-0,41°C). Assenza di neve in pianura, poca in montagna, e fiumi in secca salutano l'inverno 2022/2023.

Temperature medie (°C) Prp (mm)
-0,41 +12,73 +5,42 7,6

Commento sull'inverno meteorologico 2022-2023 (1 dicembre 2022 - 28 febbraio 2023)

Dopo un inizio che aveva tutte le carte in regola per riscattare il nome dell'inverno, è bastato uno spostamento troppo nord-occidentale di una saccatura retrograda a inizio dicembre per mandare tutte le speranze all'aria. Questa manovra, che inizialmente aveva avuto quantomeno il merito di riportare abbondanti piogge autunnali sull'Italia (ma con neve a quote molto elevate), ha dato manforte a condizioni stratosferiche nemiche dell'inverno alle medie latitudini. Ma restavano pur sempre ancora lì quelle forzanti, analizzate nel primo paragrafo dedicato al mese di dicembre, che avrebbero potuto regalarci una stagione un po' più normale, e infatti in quasi tutto il resto del nostro emisfero, prima o dopo, l'inverno ha mostrato i denti. Ma non da noi, che dopo quell'ESE cold che ha mortificato i flussi di calore per 40 giorni, ci siamo sorbiti un costante afflusso temperato da WSW responsabile di una nuvolaglia improduttiva che ha distrutto diversi record di caldo qua e là per il continente, proprio nel periodo statisticamente più produttivo dell'inverno. La ripartenza di tali flussi, timida, confusa, è comunque bastata a rimescolare le carte, a riprova del fatto che le condizioni per una buona stagione erano in potenza, e da metà gennaio una provvidenziale virata degli indici di zonalità su valori neutri o negativi (specialmente della NAO) ha concesso un ritorno del freddo e della neve. Poi è arrivato febbraio, insignito di tutti i possibili titoli lusinghieri ancora prima che iniziasse a causa di un potenziale ese-warm che avrebbe movimentato una stagione assente un po' per tutti. E invece nulla: nonostante un VP indebolito nessuna iniziativa da parte della nostra atmosfera ha inferto il colpo di grazia, e così ci siamo trascinati fino alla fine dell'ennesimo anonimo trimestre accompagnati da una debole ma mai insidiata cellula anticiclonica, con solo qualche fievole retrogressione continentale (più assimilabile a una circolazione secondaria) che ha di tanto in tanto limato temperature tendenti a standard primaverili. L'inverno ci saluta nel finale con una circolazione dalle grandi potenzialità, ma che si è poi rivelata blanda e deludente. A conti fatti, l'inverno si chiude con una temperatura media di +5,10°C e un'anomalia termica complessiva di +2,81°C sulla climatologia 1986-2015 (senza dubbio il più mite dal 2019-2020). Quantomeno, seppur con neve relegata a quote mediamente elevate specie nella prima metà, le precipitazioni ci hanno interessati con una buona frequenza e intensità fino alla fine di gennaio, per un totale di 183,2 mm trimestrali in 15 giornate di pioggia, ma la carenza idrica sul Piemonte continua a pesare sulla portata dei fiumi, e a conclusione di stagione il livello idrometrico del Po viaggia stabilmente 2 metri sotto la norma. La neve si è presentata in 4 occasioni, ma solo nella giornata del 19 gennaio ha regalato un accumulo rilevante (11,0 cm in totale nella stagione), peraltro tradendo le aspettative di tutta la restante area padana. Gli estremi termici massimo e minimo, toccati rispettivamente il 4 e il 10 febbraio, sono di +20,8°C e -6,8°C. Grazie a un ultimo mese d'inverno contrassegnato da prevalenti condizioni anticicloniche condite da sbuffi freddi da est, l'inverno (dicembre-febbraio) riesce quantomeno a registrare un discreto numero di gelate, 39, mentre la nebbia, stanti le prevalenti condizioni nuvolose nel periodo di sua maggior competenza, si è manifestata soltanto in 25 giornate. Anche in questa stagione non si sono contate giornate di ghiaccio, a riprova delle troppo timide iniziative invernali.

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