17/01/2019 12:50


To Brexit or Not To Brexit ?

Il referendum con cui l'Inghilterra decise di staccarsi dall'Unione Europea, con un margine di vittoria del Leave relativamente ridotto, non poteva che produrre nella società e nella politica di quel Paese la situazione convulsa alla quale stiamo assistendo, situazione che al momento non sembra avere chiare prospettive di soluzione, e la mia opinione sulla Brexit è ben descritta in questo articolo, che vorrei avere scritto io.

Il Regno Unito (che mai come in questi ultimi mesi si sta rivelando non poi così unito), e in particolare l'Inghilterra, dopotutto non è mai stato convintamente parte della UE e quindi non c'è di che meravigliarsi. Probabilmente gli Inglesi non hanno mai capito che per fare una unione, qualunque unione, ognuna delle parti deve essere disposta a rinunciare a qualcosa per avere qualcosa in cambio. Se si vuol solo prendere ma senza dare non funziona; e questo non vale solo per l'Inghilterra, ma anche per la Francia, per Germania e per tutti gli altri. Ma è un peccato che gli Inglesi se ne vadano, è un peccato che abbiano dato retta agli imbonitori, ai Nigel Farage, ai Boris Johnson, a coloro che vogliono dividere anziché unire, a beneficio di pochi e a danno di molti. Oggi più che mai c'è bisogno di unità, non di divisione, anche perché la barca su cui l'umanità viaggia è sempre più piccola e più traballante, nessuno pensi di potersi salvare da solo rannicchiandosi nel proprio angolino. I sovranismi dei singoli Stati nazionali sono finiti, e se qualcuno si illude di poter tornare ai fasti di un proprio glorioso passato quel qualcuno vive fuori dalla realtà.

La mia visione dell'Europa l'ho già scritta ma voglio ribadirla con forza: la mia Patria è l'Europa, la mia moneta è l'Euro e i miei confini sono il Mare del Nord, l'Oceano Atlantico, il Mediterraneo. Certamente io sono anche Italiano, e ci tengo ad esserlo, ma voglio anche sentirmi parte di un progetto più grande, di una confederazione di Stati disposti ad unirsi sempre di più. Chiamiamolo un modello Svizzero allargato, unito su molte cose importanti, ma anche rispettoso delle reciproche differenze culturali e linguistiche; un modello di cui cittadini possano sentirsi orgogliosamente parte come Europei Italiani, Europei Francesi, Europei Tedeschi, e perfino Europei Bretoni, Europei Lombardi oppure Europei Siciliani. Sebbene l'Europa di oggi sia attraversata da divisioni ed egoismi io sono certo che in tanti la pensino come me, ed è a quei tanti che voglio dire di non smettere di inseguire il sogno che - non senza fatica - ci ha portati fin qui. Le attuali difficoltà non sono colpa di quanto è stato fatto, ma di ciò che ancora manca!

Questa Europa va cambiata, non c'è dubbio. E se non cambia di suo deve venire costretta a farlo: anche puntando i piedi, anche pretendendo meno rigore di bilancio, anche chiudendo i porti ai barconi di migranti fino a costringere tutti a farsi carico del problema in modo equo e condiviso. Ma l'Europa la si cambia rimanendoci dentro, non uscendone fuori o minacciando di farlo; oltretutto con grade gioia di America, Russia e Cina, per le quali un'Europa unita, forte, ricca e coesa rappresenterebbe la fine delle rispettive egemonie. In tutto e per tutto.

L'Unione Europea di oggi ha sicuramente molti difetti, ma sono i difetti di una costruzione ancora incompiuta, e ciò nonostante i vantaggi di farne parte sono di gran lunga prevalenti. I difetti vanno eliminati, gli errori vanno corretti, se ci si sente poco rispettati ci si fa rispettare (come forse sta imparando a fare l'Italia, la quale dovrebbe però anche rendersi conto che farsi rispettare è più facile se già di proprio ci si comporta in modo rispettabile). Le cose che non piacciono di questa Unione Europea vanno certamente cambiate, ma lo si può fare solo facendone parte e imponendosi da dentro, non andandosene. Chi se ne va non ha più voce in capitolo e alla fine ha sempre torto.

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Scritto da Carlo Strozzi | Permalink

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